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DIVORZIO

Aggiornamento: 19 giu 2018

Il diritto di sciogliere il matrimonio mostrava anche un cambiamento profondo di mentalità e costumi


Il divorzio e la sua introduzione in Italia, che avvenne in seguito al referendum del 12 maggio 1974, portarono a un esito sorprendente, dimostrando il cambiamento profondo del paese rispetto alle ideologie e alle posizioni dei partiti tradizionali. La vittoria dei "no" non solo siglò l'affermazione del fronte divorzista, ma rivelò un'Italia avviata sul cammino delle conquiste dei diritti civili e della parità di genere.

 

La notte del 12 Maggio 1974 si fa festa in tutta l’Italia. Il risultato del referendum rivela ancora una volta l’Italia divisa.

Alle spalle di questa battaglia per il divorzio ritroviamo anche il contesto storico sociale degli anni sessanta, l'Italia del boom economico e la rottura del '68, col protagonismo dei movimenti collettivi e giovanili di protesta che condizionarono il sistema politico istituzionale, contribuendo non poco a cambiare la politica e la mentalità della gente, anche nel lungo periodo. Molto meglio di qualunque altra istituzione il nucleo familiare riproduce i meccanismi e le contraddizioni del profondo cambiamento economico sociale. In questo contesto di forte contestazione e proteste la questione del divorzio diventa la cartina di tornasole della stabilità o instabilità del quadro politico.


"Una donna sola, che vive liberamente la propria esistenza, che va contro la morale corrente diventa un personaggio scomodo, un esempio pericoloso da neutralizzare con notizie scandalistiche, spesso inesatte oppure inventate di sana pianta."

NOI DONNE, 1 Marzo 1969


Per la prima volta in Italia la libertà di scelta si imponeva a scapito di una visione della vita diffidente della libertà individuale e delle donne, a torto ritenute al riparo di matrimoni indissolubili.

La libertà di uscire dai vincoli matrimoniali faceva intravedere infatti una società più “laica” e più aperta ai diritti civili e sociali.


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